GLI SCOPI

Come abbiamo detto ultimamente, la vignetta/strip può essere pubblicata:

  • in un giornale cartaceo o online come articolo giornalistico (editorial cartoon)
  • in un magazine cartaceo o online come illustrazione di un discorso fatto da altri
  • in un magazine cartaceo o online come discorso personale dell’Autore su un argomento politico-sociale-di costume (una rubrica personale)
  • in un blog come commento personale dell’Autore a fatti generalisti
  • in un blog come autobiografia delle esperienze di vita quotidiana dell’Autore
  • e volendo immaginate altro, ce n’è ancora…

Gli scopi sono diversi. Uno fa come vuole, ma non è la stessa cosa dedicarsi all’uno o all’altro caso. Vero è che in questo tipo di società dove “sembra” che tutto sia lecito e dovuto, un Autore (no, lo scrivo con la minuscola), un autore, dicevo, crede di poter fare quello che vuole, scrivere e dire quello che pensa sempre in ogni momento e in ogni luogo perché qualcuno gli ha dato il pennarello in mano e gli ha fatto credere che senza di lui il mondo crepa. Ma non è così. Magari vende. Lo leggono. Perché no. Ma non è così ugualmente, perché se dovessimo misurare la qualità di qualcosa in base al numero di lettori… beh, allora non starei qui a scrivere.

Ho lavorato (quindi, pagato!... anche se chi “lavora” da volontario, o perché ha una passione, lavora lo stesso e come!)  con diversi editori che pubblicano per ragazzi e per adulti, e sono stato sempre attento al target a cui mi riferivo, anche all’età e al grado di cultura dei miei lettori, sia per quanto riguarda vignette/strip, sia per quanto riguarda il fumetto.

Pur attento, anche se raramente (si contano sulle dita di una mano, credo), qualche volta mi è stato detto di cambiare una strip o di sostituire la vignetta di un fumetto: ed oggi è facile con il Photoshop… qualche anno fa bisognava rifare la vignetta e rimandarla, semplice se si era fortunati - se si disegnava alla Pratt (striscia per striscia) - più facile a dirsi che a farsi se si lavorava “a pagina” come facevo io, e quindi una vignetta e il suo testo si intersecavano in un’altra vignetta.

Ah, certo, mi è anche successo di chiudere la collaborazione con un settimanale generalista perché da tempo mi giungeva alle orecchie, anche se in modo ufficioso, che la proprietà storceva la bocca se ironizzavo su imprenditori-amministratori della cosa pubblica che si comportavano in modo non troppo democratico e tant’altro: non dovevo disturbare più di tanto. E allora ho tolto il disturbo io.

Chi produce per un proprio blog è responsabile di sé stesso, chi invece lavora per un giornale/magazine è responsabile anche di chi gli permette di farlo. C’est la vie, questa è la normale legge dell’informazione-comunicazione. E non fa una piega.

Dal punto di vista giornalistico, adesso mi interesso solo di socio-culturale, faccio il divulger, poi quando ho tempo faccio ricerche storiche su autori, antichi scrittori, disegnatori… È cosa diversa dalla cronaca che facevo ai tempi della gavetta. Anche ora, però, devo stare attento: se scrivo su una rivista di settore e parlo di uno scrittore, casualmente padre di un mio amico o conoscente cordiale, faccio difficoltà a dire che ho scoperto l’Autore aver intrattenuto suo malgrado collaborazioni durante il periodo fascista… anche se l’ha fatto per mangiare ;-) Poi ci ripenso, e se quel pezzo che sto scrivendo è necessario perché mi permette anche di fotografare un’epoca, beh, allora lo pubblico per amor di cronaca, aspettandomi un silenzio da parte dell’amico. Così vale per la satira. Se è molto importante fare un certo tipo di satira, perché analizza in modo lapidario e ineluttabile una certa situazione socio-politica, ben venga, visto si stampi. Ma prima bisogna aver fatto tutti i conti con: chi leggerà, con l’editore o comunque chi ci permette di pubblicare, o con… la mia “faccia”, la mia immagine, soprattutto se è un blog. Chi fa satira “seria”, nel senso che va a toccare argomenti seri, importanti, deve fare i conti con questo ed altro. Se gli danno (o lui si da) la possibilità di farlo, lo faccia, ma poi si assuma tutte le responsabilità di aver toccato quel tasto, quella persona. Non si torna indietro.

La satira può avere un potere immenso, ma può essere anche ben metabolizzata dal potere o comunque dal “sistema” che io vado a toccare. Oggi come oggi siamo e sono tutti “vaccinati” e quindi la satira non dovrebbe dar fastidio più a nessuno. Ergo, uno dice: allora disegno e scrivo quello che mi pare. Io dico, NO! Per due motivi:

  • se non da fastidio, che la faccio a fare? per mostrare quanto sono bravo?
  • e poi c’è la faccenda della “classe”; a me piace essere anche pungente ma cerco sempre una sintesi di testo/immagine che mantenga il mio distacco dal soggetto, non devo farmi troppo coinvolgere, e non occorre ch’io usi un linguaggio testo/immagine becero rasoterra: io ho un’immagine da difendere, me la sono scelta, perché sono fatto in un certo modo e ci tengo che la gente mi veda come voglio io, come sono in effetti.

Ognuno scelga la sua immagine, e rimanga coerente con se stessa.

Per usare un ombrello come fa il “bananone” di Altan nella mitica vignetta che ho passato a suo tempo… occorre avere gli attributi, occorre permetterselo.

Quello che voglio dire con la puntata di oggi - e concludo - è questo:

 - chi usa la satira seriamente, per fare una critica del mondo, piccolo o grande che sia, osi pure, deve osare! Ma si renda conto del contesto in cui opera;

- se può sparare forte, se glielo permettono, se lui decide di metterci la propria faccia… lo faccia;

- se non ci sono tutte le condizioni di “libertà intellettuale e personale”, lo faccia lo stesso, ma sia talmente furbo e sottile da non poter essere contestato da chi gli presta lo spazio;

- se non ci sono queste condizioni… lasci perdere, se ne vada;

- se ci sono invece tutte le condizioni e lui si sente il dio della vignetta da poter offendere tutto e tutti col suo linguaggio perché pensa che solo così possa raggiungere il risultato, si ricordi che gli Austriaci, in un certo periodo storico qui in Italia, mettevano in galera tutti quelli che urlavano VIVA VERDI. Era bello andare in galera così.

Ma così!

Qui sotto inserisco un po' di vignette... che non c'entrano nulla con quello che ho scritto oggi. Sono vignette appartenenti ad epoche diverse, vedete che c'è anche il necrologio di un amico di matita, non di ieri. Tanto per allietarvi la giornata. Alla prossima.

 

RC