Il mio pensiero per Giancarlo "Pippo" Sbardellati

Questa mattina è morto un uomo. Un uomo. Un uomo che per certo si aspettava ancora molto dalla vita, dato l'impegno e l'entusiasmo che dedicava fino all'ultimo a tutto ciò che curava. Un "signore", mi piace dire. Sì, perché lui un "signore" in realtà è stato, a differenza di tanti. Un uomo che sapeva benissimo quanto amare Foiano, la "sua" Foiano (e quella dei "vecchi", quella di un tempo) pur sempre carica di ignoranza, di eccessi e di difetti.

Amava il calcio, so che soffriva - sul letto di ospedale - ad ascoltare le voci di quanti, andandolo a trovare, negli ultimi tempi gli parlavano delle partite casalinghe della squadra locale, abituato lui com'era ad andare sempre allo stadio. Tifava Inter, Siena e Foiano.

I giochi, le carenze e le contraddizioni dell'Associazione Carnevale nell'organizzazione delle famose mascherate di paese - le più antiche d'Italia, le nostre, dicono alcuni - non riuscirono a reprimere lo spirito di dedizione con il quale Giancarlo (Pippo, per gli amici) riuscì a far fronte agli impegni della carica di Presidente che ricoprì, per pochi anni, nello scorso decennio: era sempre il primo a sfilare, assieme alle bande, nella confusione tra gli schiamazzi e i colori di quei giorni di festa. E proprio nel lunedì della settimana che ci porta alla domenica del primo corso delle manifestazioni di quest'anno, ci lascia.

Lascia un vuoto, dentro me, sincero e profondo... e fiero, nel riconoscere la preziosità di un'amicizia (nonostante la fortissima differenza di età e le differenti opinioni su più fronti) che porterò, per sempre, con me.

Corrispondente locale del quotidiano "La Nazione" (qui l'omaggio a lui reso dai redattori), scriveva articoli di cronaca con l'ingegno di un romanziere, pur nella semplicità del tout-court imposto, ponendo attenzione sia ai contenuti che alla forma, cercando di fornire sempre pezzi originali e d'interesse. Fu lui, anni fa, a permettermi di leggere le prime volte il mio nome scritto su un giornale: un giornale vero, uno di quelli che rimandano a forti emozioni tra i paginoni nel profumo della carta stampata. Avrà anche in casa, sicuramente, qualche estratto di allora, dato il fatto che da anni conservava ritagli di tutti i suoi pezzi, per farne raccolte precise e ordinate.

L'ho disegnato anche, qualche volta: nel suo studio, alla parete avrà ancora attaccato il quadretto in cornice a giorno che appese anni fa, per una mia vignetta con dedica.

Più di una lacrima mi bagna la tastiera del computer, in questo momento...

Fumava la pipa, amava la cultura e il buon cibo. Era, senza ombra di dubbio, una persona per bene.


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Emanuele Upini