Comunicare a 360 gradi: intervista a Renato Ciavola

Renato Ciavola è cartoonist, illustratore, grafico e divulger journalist. La sua attività professionale si svolge anche tra biblioteche, scuole, conferenze e laboratori. In prima linea nella fondazione di riviste, corsi di giornalismo e di fumetto, realizza vignette di satira per siti internazionali, scrive su riviste e siti di settore.

Articolo già pubblicato sul periodico Fumo di China n.304-305 dell'aprile 2021.

Emanuele: La tua attività è davvero a tutto tondo...

Renato: Ma, sì… Di riviste fondate, come tu ben sai, a livello territoriale diverse; a livello nazionale credo solo 5perché, per ragazzi, multilingue, multietnica e multiculturale. L’avevo ideata e realizzata a partire dal 2009 insieme alla mia collega Claudia Camicia, libraia e animatrice culturale romana, presidente dell’associazione Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile di cui io sono il vice. È stata una cosa piena di difficoltà ma un’esperienza bellissima che mi ha messo in contatto con tanti professionisti delle parole e dell’immagine, illustratori, bibliotecari, editori, amici ritrovati. È difficile spiegarti tutto quello che abbiamo realizzato e “smosso” a livello educativo e culturale, passando attraverso il MIBAC, le scuole, i Saloni del Libro, le fiere di vario tipo, le associazioni di insegnanti e tanto altro.


Renato Ciavola nel suo studio

Emanuele: Ho avuto modo di apprezzare la lettura di alcuni numeri di questa bella rivista, “5perché”. E anche se rivolta a un pubblico molto giovane (si parla di ragazzi delle scuole elementari e medie), devo dire che mi ha colpito la cura editoriale e la ricercatezza dei pezzi.

Renato: Capirai la difficoltà delle traduzioni, ogni numero che creavamo conteneva storia e storie, giochi, informazioni culturali, tradizioni, in italiano e altre due lingue del mondo. Beh, abbiamo avuto fior fiori di illustratori, cercati fra i frequentatori della Scuola di Sàrmede, la Fiera dei Ragazzi di Bologna, gli amici del campo editoriale. Ti dico solo che la carissima Elisa Macellari – milanese, ma geneticamente umbro-thailandese - una delle ultime promesse che scelsi, a oggi ha vinto molti premi nazionali e internazionali per il suo lavoro editoriale e per i già tre graphic novel pubblicati, cominciò nel 2012 proprio sulle mie pagine. Ma eravamo troppo avanti, siamo ancora troppo avanti per l’Italia.

Emanuele: Hai poi lavorato su riviste per ragazzi dell’editoria educativa tra Roma, Milano e Torino. Parlaci un po’ di queste esperienze.

Renato: Le cose più qualificanti le ho realizzate con l’Editrice Elledici fino ai primi anni Duemila. Con loro ho fatto un mare di cose. Io ho anche sempre scritto, non mi è bastato mai il disegno, per cui ho realizzato servizi illustrati, inserti, ideato e realizzato libri illustrati, manuali di fumetto e di grafica per educatori, ho lavorato da solo ma anche con colleghi del campo dell’educazione e della storia. Per la mitica rivista Mondo Erre ad un certo punto, su un tema prestabilito che riguardasse i ragazzi, io realizzavo una pagina di fumetto che introduceva l’argomento, sulla scia della quale il direttore scriveva il suo pezzo di stimolo per la riflessione dei lettori. Però sono stato e sono impegnato anche nel campo degli adulti. Ho sempre collaborato e sono ancora oggi in redazione su Pagine Giovani, la rivista del Gruppo di Servizio per la letteratura giovanile. Ho pubblicato per molti anni su InformaVitt, poi diventato Vitt e Dintorni, l’organo ufficiale dell’associazione Gli Amici del Vittorioso. Lì ho scritto molto, saggi su autori minori, analisi critica di fumetti e libri, scoperto alcune chicche per collezionisti di fumetto. Ho fatto molta satira grafica e partecipato a concorsi internazionali, ho avuto menzioni e pubblicazione sui cataloghi.

Emanuele: Renato, tu come lo hai vissuto il lockdown e il distanziamento sociale cui purtroppo ci ha obbligati il covid?

Renato: Mi sono messo in gioco con un nuovo progetto, una cosa nuova: La Rivista dei Ragazzi. Questo bellissimo periodico è nato poco dopo l’inizio della pandemia per opera di due amici svegli e pazzarelli come il traduttore/scrittore Giuseppe Iacobaci e la disegnatrice/colorista Patrizia Comino. A loro poi si è aggiunta la grafica/illustratrice Paola Patrizi che ha dato la forma grafica alla rivista, concretizzando le idee di tutti e tre con la propria creatività. Io ho trovato il loro appello sul web, cercavano autori professionisti che avessero voglia di buttarsi “anema e core” e ovviamente senza retribuzioni (sorride) in questa splendida avventura, con lo scopo di portare un sostegno morale a bambini e ragazzi nel brutto momento che si andava creando. Un periodico ricchissimo per la fascia di età 8-14 anni, che offre contenuti di livelli di lettura anche molto diversi e che invita sempre i giovani a esprimersi attraverso la scrittura e il disegno. Io ho pubblicato già due fumetti, molto diversi e come storie e come stile grafico, ambedue scritti da Iacobaci col quale mi trovo molto bene a lavorare. La rivista la trovi ovviamente su facebook… e si può acquistare la versione cartacea.

Emanuele: Questa voglia di lavorare in gruppo te la porti dietro da sempre, io lo so bene. Mi ricordo di un progetto unico, “Macchia”, un romanzo disegnato a più mani. Cosa ricordi di quella esperienza?

Renato: Ah, sì, qui ci sei anche tu col tuo sito IMIM.it all’interno del quale è nato il progetto. Beh, tu sai che è stata un’idea pazza, ma coinvolgente. Stavo già pubblicando lezioni sulla satira in IMIM, quando ho avuto l’idea di realizzare un graphic novel con i lettori/autori del sito. Una storia di cui avevamo parlato come concept io e te, che poi io andavo scrivendo giorno per giorno, capitolo per capitolo, e poi sicuro è che fu un lavoro stressante per la mia solita tendenza alle sperimentazioni, per provare il non fatto, per vedere cosa viene fuori. Il tempo che è servito per scegliere i candidati che avrebbero disegnato, la difficoltà di organizzarmi il lavoro con mille cartelle nel pc, le discussioni con i disegnatori sul contenuto, gli aggiustamenti, le correzioni sul mio lavoro, i desiderata… Molta fatica, ma anche soddisfazione per aver scoperto bravi ragazzi, professionisti, amici come Alessandro Fusari ingegnere/cartoonist del Centro Fumetto Andrea Pazienza a cui è capitata anche l’occasione di inchiostrare un po’ di Nathan Never. Insomma, cavolo, come faccio a dimenticare una cosa così mitica!

Emanuele: Hai altri progetti di prossima uscita?

Renato: Tanti, come al solito, ed è una fortuna in questi brutti momenti che stiamo vivendo: se non avessi i miei progetti e il jogging nel bosco non so cosa farei. Alcuni sono librini storico-divulgativi illustrati e a fumetti che sto producendo in proprio da tre anni, ma questa faccenda del virus mi ha bloccato i contatti e la distribuzione; e qualche altra cosa, tra le quali un graphic novel, una cosa tosta che riguarda il mondo dei ragazzi di oggi, ma può essere letto a qualsiasi età, perché le problematiche che investe sono di tutti, non solo dell’adolescenza. Sto lavorando insieme a uno scrittore/sceneggiatore. Lui butta giù il canovaccio di un capitolo, con le scene e le battute di dialogo. Io faccio gli storyboard e dopo ci lavoriamo ancora sopra, fino al definitivo. Intanto qualche capitolo vedrà la pubblicazione su La Rivista dei Ragazzi di cui ho già parlato, poi vedremo di pubblicarlo in formato libro.

Emanuele: La tua conoscenza del settore Fumetto ti ha portato a collaborare anche all’organizzazione di eventi legati ad altri autori. Ci parli brevemente dell’intervista fatta a Jacovitti?

Renato: È passato un bel po’ di tempo, era la fine del 1996. Lui poi scomparve esattamente un anno dopo, cadde a terra di colpo mentre stava tornando a casa dalla spesa. In realtà, l’intervista non la feci fisicamente io, ma una mia amica giornalista il cui marito, grafico e amico mio in primis, aveva lo studio vicino a lui, in Via Albornoz a Roma. Poi ci sarebbe da dire perché io, che passavo spesso lì ogni tanto, non sia mai andato a trovarlo. Una cosa simile mi successe con Pratt, quando decisi di andare a trovarlo seppi che stava male e non volli assolutamente disturbarlo. Per tornare all’intervista devo dire che l’occasione fu la mostra di fumetti “educativi” Nuvole Parlanti che insieme a un amico organizzai nella mia città. C’erano dentro un mare di autori del Vittorioso, ma anche de Il Giornalino, il Messaggero di Sant’Antonio, e altre riviste note, fra autori giovani e agé. Non ti racconto tutti i giri che dovetti fare oltre alle tante telefonate dirette e indirette agli autori. Chiaramente, prima scrissi una lettera a Jac, non c’erano le e-mail, poi gli telefonai, anche per avvisarlo della mia collega che l’avrebbe raggiunto da lì a poco, e per invitarlo all’inaugurazione della mostra. La chiacchierata al telefono fu brillante e piena di sfottò, di battute, come era d’aspettarsi con lui. Ti dico un solo aneddoto: per giustificarsi che non sarebbe venuto all’inaugurazione (già non stava molto bene) mi disse che la motivazione era che la carta tipo Fabriano gli spuntava i pennini. E non aveva tutti i torti. Ci facemmo una risata, e finì così. L’intervista, molto bella, fu pubblicata parzialmente, tagliata per la sua lunghezza. Credo che fu l’ultima fatta a Jacovitti.

Emanuele: Dicevamo, Renato, che la tua attività professionale si svolge anche tra biblioteche, conferenze, laboratori e… scuole.

Renato: Guarda, ho svolto attività di animazione in tutta l’Italia, ma in Basilicata l’ho fatto intensamente per dieci anni, pubblicando anche libri, soprattutto con il mio amico e collaboratore Lello Colangelo, giornalista e grande animatore nel campo dei ragazzi. Resi reale l’idea di Colangelo di fondare una scuola di fumetto anche in quella regione. Così nel 2000, a Potenza, riuscimmo a organizzare una settimana sul fumetto, affrontando tutte le tematiche: storia, aspetti della comunicazione, aspetti editoriali, scuola di fumetto vera e propria, laboratori, e alla fine ovviamente una pubblicazione che contenesse il lavoro dei giovani che avevano partecipato e un piccolo albo con delle storie realizzate da me, qualche autore e dai migliori allievi, i più talentuosi. Fu una cosa molto bella, con incontri e interviste, e demmo l’occasione ai giovani della regione e quelle limitrofe di stare a contatto per un po’ di giorni con grossi calibri e approfittare delle loro dritte. È stato un seme importante quello che abbiamo gettato, preso al volo dai due allievi più promettenti, Giulio Giordano e Gianluca Lagrotta, disegno realistico uno e caricato l’altro; che poco dopo fondarono una vera scuola di fumetto e illustrazione: Redhouse Lab. Giordano era il più talentuoso, glielo dissi, aveva ancora errori di impostazione, soprattutto nel tratteggio, ma poi compresi che lui, come il fratello (allievo anche lui in quei giorni e oggi artista puro a tutto tondo), avevano l’istinto della pittura. Con loro facevo lunghe chiacchierate su Pratt, Toppi… Giulio era un entusiasta e innamorato del fumetto. Gli dissi di continuare che sarebbe riuscito. Infatti ormai Giordano è nella Bonelli da tempo! Ma non ti dico altro, ha già fatto un mare di cose, col suo tocco orgiastico di colori e forme rutilanti magnetiche e dirompenti, ha un talento naturale, per cui non fa solo fumetti, ma illustra, dipinge, fa animazione e tanto altro. Ho gettato un mare di semi, ora mi dedico molto meno a questa attività che è un po’ faticosa - anche se… se mi chiama qualche amico prendo e parto… quando si potrà - e lavoro su prodotti miei o in collaborazione per non far mancare materiale alla mia solita voglia di raccontare con parole e immagini.


Estratto dal graphic novel in lavorazione


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Emanuele Upini