Il Gioco dell'Ocio e della Rana

E così mi sono messo a disegnare di nuovo. Per gioco. Sì, ma non per gioco "per gioco", inteso come dire "per scherzare". Per "un" gioco. Perché avevo voglia di fare qualcosa di nuovo, e di diverso. Avevo voglia di aprire una parentesi e tornare, da autore, al meraviglioso mondo del fumetto. Un mondo strano, in continuo movimento. E il "Gioco dell'Ocio e della Rana" è, infatti, un gioco a dadi da me ideato e disegnato in stile fumettoso (con tanto di nuvolette e battute), una parodia del classico "Gioco dell'oca"; ed è un esperimento, una prova per capire se la mia attività di scrittore può permettermi ancora di ritagliare del tempo per progetti individuali che abbracciano ben altro. Perché il tempo... è sempre quello che manca.

E' un esperimento, dicevo, molto sofferto, che ha messo ancor più a dura prova i miei polsi dopo (peraltro) la stesura del testo del mio ultimo libro.


Divertente vignetta che ritrae il personaggio Ciofo

I dolori ai tendini delle dita e delle mani si sono fatti sentire a tratti in maniera insopportabile (chi mi segue su Facebook lo sa), ma l'esame elettromiografico ha escluso il carpale. Il medico mi dirà presto se, per risolvere, sarà sufficiente un periodo di riposo... o necessiterà qualche piccolo "tagliando".

Comunque, l'idea del gioco trae spunto da prodotti come lo "Jacovittoca" di Benito Jacovitti, che per l'Editrice Ave uscì in allegato al Diario Vitt 1971/72, e da altre belle similari rivisitazioni del "solito" Jac, autore che per primo ispirò anche le improbabili vignette che provavo già a fare all'età di quattro o cinque anni. E, al pari, le battute nei balloon dei personaggi presenti nelle caselle del tabellone ripropongono l'humor disinibito e surreale di Lisca di Pesce, così come il Maestro amava firmarsi.


Porzione di tabellone de "Il Gioco dell'Ocio e della Rana"

Il "Gioco dell'Ocio e della Rana" è pensato in omaggio a un amico, il compianto Giancarlo "Pippo" Sbardellati, corrispondente de "La Nazione", che per primo, anni fa, parlò di me, incoraggiandomi a seguire i sogni e a coltivare le mie passioni. «Emanuele, tu sei un uomo di cultura», a volte ripeteva. E non so se a torto o a ragione... Ma mi piaceva sentirmelo dire.

Per il disegno della rana presente in alcune caselle del tabellone, mi sono ispirato al logo del GRAAS (Giovani Riuniti Ambiente Arte e Spettacolo) e allo slogan di fine anni Ottanta, che recitava:

«Ama la rana salva la Chiana».

Il GRAAS venne istituito su consiglio e supervisione dell'allora assessore alla cultura del comune di Foiano della Chiana Michele Di Trani, dopo le innumerevoli stragi di pesci nel torrente Esse conseguenza di scarichi di liquami provenienti da un allevamento di maiali in quel di Lucignano. Vennero organizzati eventi artistici e musicali. Il GRAAS era forse la prima associazione in Valdichiana che si occupava di ambiente e di arte.


Copertina del saggio "L'umorismo secondo Primo" (Letizia Editore)

Il Gioco è in vendita abbinata a un saggio, illustratissimo, che si intitola "L'Umorismo secondo Primo" (Letizia Editore). Per scriverlo sono partito dalla mia esperianza di umorista grafico e ho parlato, tra le altre cose, di satira, e del limite, non troppo ben definito, che esiste tra satira, satira di cattivo gusto, e tra becero e triviale: il limite è soggettivo e dipende dal codice di fruizione. Ma si tratta di un libro che parla di umorismo a tuttotondo, con riferimenti al mondo del cinema, del cabaret e del fumetto. E' diviso in quattro parti. La prima tratta l'argomento a livello generale, fornisce una visione d'insieme e gli strumenti necessari per comprendere al meglio gli approfondimenti delle pagine successive; la seconda, è piuttosto accademica: indaga i diversi tipi di comicità e di umorismo spaziando, con esempi, dalla satira alla parodia, dall'ironia al sarcasmo, dall'humor demenziale fino al surreale; la terza propone invece la lettura di battute, di stornelli, di indovinelli e racconti originali scritti in prosa disinvolta; la quarta, è un bonus: guarda il genere un po' più da vicino, analizzando, con un incontro, il caso del comico Mireno Scali.

Il lavoro che ho fatto, l'ho fatto prima di tutto per me... ma il gioco può divertire il piccolo come anche l'adulto; e il saggio, se da una parte può incuriosire, dall'altra può senz'altro tornare utile al lettore che intenda conoscere meglio il mondo dell'umorismo, partendo col decodificarlo.

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Emanuele Upini